Curare le varici

04.11.2012 12:37

Curare le Varici

 

La malattia venosa nella sua complessità trova oggi numerose risposte terapeutiche in gran parte affidate a  protocolli di vasta condivisione fatto salvo il vecchio detto :

“una cosa è la malattia altra cosa è il malato”.

In ogni  paziente è presente  il quadro di una malattia codificata e spesso protocollata nel suo  trattamento, ma poi c'é qualcosa in più, qualcosa in meno, qualcos'altro.

Come dire ci sono le regole per fare  un palazzo, ma queste non sono né un progetto né una ditta di costruzioni, né un contesto ambientale, né una squadra di operai.

Ogni caso clinico è diverso e la  cultura e l'esperienza del terapeuta:

sceglierà le soluzioni per quel paziente,

verificherà la percorribilità delle soluzioni

realizzerà quella terapia,

gestirà  le diverse risposte alla terapia

fino al conseguimento del miglior risultato possibile allo stato dell'arte.

 

Tutto ciò per dire che né i protocolli, né Internet, né il caso di un amico sono la risposta reale al problema ma solo le capacità del terapeuta sono la reale risposta ad un reale problema di salute.

 

Brevemente alcune note su le  principali terapie in patologia venosa:

 

 

-Nella grandissima stramaggioranza dei casi non esiste un coinvolgimento batterico nella genesi dei trombi e la terapia antibiotica, spesso prescritta, non ha un razionale clinico ma è la risultante di un comportamento clinico, datato e superato dalla ricerca e dalla clinica, che nella prima metà del secolo scorso, senza dimostrazione  istologica o colturale batteriologica, voleva ipotizzare una componente infettiva primitiva nella genesi del trombo.

Peraltro l'antibiotico terapia è necessaria, utile e insostituibile ove sia probabile, o certa una complicanza batterica o micotica. Spesso la si utilizza per via topica.

 

-I venoprotettori rappresentano sicuramente un valido sussidio quando si voglia ottimizzare la condizione dell'  intima  (tonaca intima della vena). Contribuiscono a ridurre il senso di pesantezza, la fastidiosa tensione definita “gambe senza riposo”, a ridurre la succulenza edematosa tipica del ristagno venoso. Altro non gli si può chiedere.

Non cancellano capillari,

non  curano tromboflebiti e flebotrombosi,

non riducono la dilatazione delle vene varicose,

non chiudono ulcere cutanee,

non influiscono né sul varicocele maschile

né su quello femminile.

 

Esprimono il meglio di  se quando utilizzati insieme ad altre terapie mediche, strumentali o chirurgiche.

Il sulodexide, fibrinolitico  minore costituisce un altro utile e maneggevole presidio.

 

Le eparine a basso peso molecolare nelle loro varie formulazioni e dosaggi costituiscono ad oggi la classe di farmaci più efficaci, maneggevoli, e giustamente utilizzati in flebologia.

Non se ne discute l'efficacia,la potenza, la maneggevolezza, la relativa e gestibile incidenza di effetti collaterali.

 

Gli antiaggreganti in flebologia non hanno  l'importanza e da diffusione d'uso che hanno in arteriologia, ma in casi particolari possono trovare una indicazione ed un uso integrativo di altre terapie.

 

Le creme, pomate, unguenti sono ampiamente in uso nella terapia  delle vene varicose; ampiamente usate in automedicazione, discretamente prescritte, hanno un ruolo complementare e tendono prevalentemente ad alleviare temporaneamente i sintomi minori, un ruolo a parte è quello  dell' Ossido  di Zinco in crema che rappresenta un indispensabile complemento dei bendaggi elastoadesivi.

 

Parliamo di

Terapie recenti e innovative

 

A parte la TRAP che non elimina la vene varicose ma le rigenera e le ripristina nella loro primitiva funzionalità , le altre  non hanno sconvolto la flebologia né hanno  risolto seriamente i problemi di pazienti alla ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa di meno doloroso, di qualcosa di più soft, di più moderno, di : qualcosa di PIU' !!!!!!!!

 

L'irrisolta “questio” se sia meglio il laser o la radiofrequenza per il trattamento endoluminare dell'insufficienza safenica e non solo.

 

Peraltro molti congressi, corsi, crediti ECM, progetti industriali e di marketing hanno ruotato sul tema.

Nel chiedere scusa ai sostenitori ancora

mi chiedo se l'impresa e la spesa valgano la resa (specie a lungo termine ).

 

Parliamo ora di qualcosa di “antico” che ha dato, da, e darà ancora soluzioni ai pazienti e soddisfazioni ai colleghi capaci e scrupolosi :

 

La Scleroterapia tecnica antica, evoluta negli ultimi decenni in termini decisamente efficaci, se praticata secondo i protocolli canonici, offre ai pazienti una soluzione reale, definitiva, affidabile.

Ma ho detto se, perché per una serie di motivi le precise regole apprese ai corsi o dai Maestri vengono poi nell'intimità del proprio studio, ridimensionate, ammorbidite, “elasticizzate”, al fine di faticare di meno, risparmiare tempo, usare meno materiali, compiacere le aspettative soft delle giovani signore e in definitiva vanificare una metodica che all'opposto se eseguita  con le regole canoniche sarà più impegnativa, più faticosa, ci costerà qualcosa in più, farà sentire la paziente “malata” per qualche giorno, le darà limitazioni nel vestir e nell'attività ginnica, ma le eliminerà definitivamente le varici piccole o grandi che siano e non alimenterà il “giusto” credo che “tanto ti ritornano”.

 

Perché i Maestri antichi e recenti hanno chiamato la terapia iniettiva con sostanze capaci di determinare una flebite chimica mirata e controllata: Scleroterapia?

 

Perché è una terapia che deve determinare una sclerosi del vaso venoso, e sclerosi significa trasformazione in tessuto cicatriziale connettivale; e le cicatrici non si riaprono e non si ricanalizzano al sangue come quando “le vene ritornano”.

 

CARDINE DELLA SCLERTERAPIA E' L'INIEZIONE DEL FARMACO (anch'io uso la scleromousse quando indicata) capace di indurre una endotelite chimica SEGUITA DALLA ISCHEMIZZAZIONE (assenza di sangue circolante) DELLA VENA TRATTATA.

 

Il sangue non ci deve essere nei giorni successivi alla iniezione; solo così l' endotelite provocata evolverà verso la sclerosi, cioè la cicatrice che perseguiamo. Per questo motivo LA COMPRESSIONE CON CALZA ELASTICA O BENDAGGIO È UN COMPLEMENTO IRRINUNCIABILE.

 

NON FARE COPRESSIONE SIGNIFICA NON FARE SCLEROTERAPIA.

 

E allora quando la compressione con calza o bendaggio non viene effettuata cosa succede ?

 

Il sangue dopo l'iniezione rientra nel vaso e le pareti (l' endotelio) danneggiate e infiammate innescano immediatamente i processi di aggregazione piastrinica e di formazione del coagulo che all'interno di un vaso viene chiamato TROMBO.

 

Abbiamo così realizzato una bella trombosi della varice. Il trombo ostruisce il vaso e

con il tempo, talora molto tempo e alcune complicanze, tende a dissolversi ad opera dei sistemi fibrinolitici che fisiologicamente sono deputati alla dissoluzione tardiva dei coaguli quando questi hanno perduto la loro funzione.

 

Tale dissoluzione comporta il riafflusso di sangue fluido nella vena; però la vena così maltrattata ormai ha una tonaca intima, un endotelio, danneggiato e, se non erano distrutte prima, anche le valvole sono sicuramente distrutte dopo questo maltrattamento.

 

Allora aveva ragione l'amica che le diceva “ non la fare tanto le vene ti ritornano”.

 

Gli anglosassoni la chiamano malpractice.

 

Per il vero nella realtà clinica anche con il più scrupoloso rispetto delle regole canoniche qualche coagulo si può formare perché la perfezione non è di questo modo, tantomeno in medicina ove la nostra opera viene poi rimodellata dalla reazione di ogni singolo paziente.

Ma qualche piccolo coagulo che il buon flebologo provvederà ad evacuare tempestivamente, non inficerà il risultato finale soddisfacente.

 

Ingraziarsi la paziente prospettando cose facili, soft, non impegnative pur di  agganciarla, deforma la correttezza di una pratica medica onorevole e affidabile.

 

E quanto ho affermato è valido anche per i capillari.

 

Scleroterapia = iniezione + bendaggio = guarigione clinica ed estetica

 

Iniezione + batuffolino d'ovatta con cerottino= trombetto=”le vene ritornano” + una macchietta marroncina e dopo uno o due anni “ ne avevo uno piccolissimo guarda ora che disastro”

 

Dal 1985 ho visto molte gambe, molte varici, molte scleroterapie scorrette, molte scleroterapie corrette e ho perso molte pazienti che hanno preferito un collega meno “esagerato”.

 

Ho però la soddisfazione di rincontrare ogni cinque anni le mie pazienti che tornano con un sorriso chiedendomi di trattare una nuova varice o una nuova teleangectasia che si è manifestata.

 

Ogni medico ha i suoi pazienti e ogni paziente ha il suo medico:

 

Passiamo alle ulcere e comincerò citando una frase storica in flebologia:

“l'ulcera guarisce nel brodo suo”

ma solo a condizione di rimuovere la causa prima della genesi dell'ulcera, cioè l'insufficienza e la conseguente ipertensione venosa e di risolvere la frequente complicanza infettiva associata.

Di fronte ad un paziente che si presenta alla nostra osservazione con una lesione di questo tipo, per prima cosa va accertata o esclusa una causa o concausa arteriosa e/o diabetica.

Doppler ed Ecodoppler oltre alle indagini diabetologiche sono essenziali.

Va poi ricostruita la genesi emodinamica ( cioè da quale o quali reflussi principali si genera il reflusso e l'ipertensione venosa ); ciò è importante per una eventuale  terapia  chirurgica  che dovrà in ogni caso essere  successiva ad una guarigione consolidata dell'ulcera stessa.

Ogni medico realizzerà in base al :

  • caso che deve trattare,
  • alla sua esperienza e formazione,
  • alle condizioni domestiche di assistenza al paziente,

le  classiche fasi:

  1. detersione ( e guarigione infettiva )
  2. eventuale courretage ( rigenerante e non distruttivo )
  3. ripristino emodinamico ( bendaggi elastoadesivi da rinnovare periodicamente)
  4. chiusura e mantenimento ( calza elastica )

Nei casi in cui è dimostrata una utilità e una fattibilità seguirà, a congrua distanza di tempo, l'intervento chirurgico meno invasivo e più utile alla paziente !

Parallelemente ci occuperemo anche della dermoipodermite consensuale e dell'appoggio plantare

 

E' ora di parlare dei bendaggi elastoadesivi, dei bendaggi elastici delle calze elastiche.   

 

Il primo concetto che mi preme sottolineare a riguardo è che tali presidi sono assolutamente individuali; cioè le misure anatomiche, i problemi clinici, l'autonomia e l'agilità nonché l'assistenza domiciliare del paziente, ci porteranno di volta in volta a soluzioni personalizzate per quel paziente con quella patologia con quel grado di autonomia e di assistenza.

 

Il bendaggio elastoadesivo deve esercitare la massima compressione alla caviglia e nessuna compressione alla sua estremità prossimale, rispettando un gradiente di pressione decrescente e uniforme malgrado i diversi diametri dell'arto.

Ciò presuppone la confezione dello stesso da parte di mani istruite e sapienti.

Il bendaggio non è una fasciatura qualunque e la sua efficacia e la sua utilità sono tali solo se realizzato con sapienza e capacità; laddove tali condizioni sono disattese il risultato clinico è nullo o addirittura dannoso.

 

Se il paziente non trae beneficio o non sopporta il bendaggio, al 99% c'è un errore di confezionamento.

 

Il bendaggio elastoadesivo si realizza con:

  • un primo strato di giri singoli ( si taglia la garza ad ogni giro ) impregnati di crema di ossido di zinco;
  • la realizzazione di imbottiture, con schiume o fiocchi di cotone, che colmino i vuoti delle concavità anatomiche
  • la stesura di una benda elastica che, a spirale sovrapposta partendo sempre dalla radice delle dita del piede, salirà esercitando una compressione decrescente, fino al livello necessario ove non eserciterà più alcuna compressione.
  • un secondo strato di benda elastica verrà sovrapposto al primo con spirale incrociata alla precedente. Questo accorgimento è necessario quando si debba compensare una insufficienza del profondo e si tenda a realizzare un bendaggio prevalentemente inestensibile atto a scaricare tutta la compressione, esercitata dai muscoli, sulle vene al fine di spremerle e svuotarle.

 

I bendaggi elastici sono realizzati con fasce a diverso grado di elasticità a seconda dell'opportunità terapeutica.

Sono realizzati dal medico, ma possono anche essere insegnati al paziente o a chi lo assiste se questi è in grado di eseguirli correttamente.

Concettualmente le bende al alta estensibilità ( più elastiche ) si utilizzano nell'insufficienza del circolo superficiale, le bende a minima elasticità sono più indicate nell'insufficienza del circolo profondo.

Anche qui vale la rigida regola della compressione decrescente, pena un danno; perché se la benda esercita prossimalmente (più vicino alla radice dell'arto) una compressione superiore a quella che esercita distalmente (più vicino al piede), si realizza l'effetto del laccio che ci mettono quando facciamo i prelievi: le vene si gonfiano e questo è l'esatto opposto dell'intento di qualunque bendaggio flebologico.

 

Le calze elastiche sono di tutta la flebologia il miglior presidio utilizzato nel modo peggiore

Esistono in 4 classi di compressione; vuol dire che il materiale di cui sono composte è in grado di esercitare alla caviglia una compressione di 20-30 /30-40 / 40-50/50-60 millimetri di mercurio per una caviglia che misuri una circonferenza in centimetri compresa nell'intervallo indicato a specificare la misura : small- medium-large.

In una gamba “normale” data l'intervallo di misura della caviglia le altre misure di polpaccio, mezza coscia e inguine derivano anatomicamente di conseguenza.

Ma spesso l'arto di un paziente flebopatico non è “normale”. Per questo alcune industrie hanno messo a punto varianti di misure tra le quali i medici devono scegliere e per far questo devono misurare con il centimetro le varie circonferenze  dell'arto. Lo devono fare i medici e non i commessi delle Sanitarie.

Tra le varie marche sul mercato esistono misure variabili per i singoli punti anatomici di riferimento e questo è un altro criterio da adottare nella prescrizione delle misure della calza, gambaletto o collant che sia.

Da ultimo in base alla patologia ma anche in base alla compliace del paziente e di chi eventualmente lo assiste, il medico dovrà scegliere la classe di compressione più realisticamente adatta al caso che deve curare e alla fase di terapia in cui si trova il paziente.

Si comprende come la calza elastica sia una protesi importante con svariate caratteristiche merceologiche e cliniche tra le quali orientarsi e un errore o un pressapochismo prescrittivo fanno buttare fior di denari al paziente, lo sfiduciano verso un presidio eccezionale e vanificano precedenti lavori o la possibilità di str meglio del paziente.

La calza elastica è una protesi come un occhiale

deve essere ben prescritto e ben realizzato altrimenti non solo non serve ma addirittura è controproducente o inutile o fastidioso.

Se i pazienti ricevono una prescrizione scrupolosa da parte del loro medico, in Sanitaria devono pretendere che quella prescrizione venga rispettata in ogni dettaglio compresa la marca della calza e abbiamo visto anche uno dei motivi.

Accettare la proposta del commesso di prendere un' altro prodotto solo perché è  interessato a vendere ciò che ha disponibile o ciò su cui ha un maggior guadagno, è un pessimo affare perché spenderemo del denaro, molto, compreremo un'altra cosa rispetto a quella che il nostro medico aveva scrupolosamente scelto per noi e poi constateremo che “ le calze io non le sopporto ! ”oppure “ l'angiologo mi ha dato un calza sbagliata ! ” oppure “ ma il commesso mi aveva detto che era la stessa cosa ! ”. Quante volte ho sentito queste frasi !

Intanto i nostri denari sono andati, non abbiamo il coraggio di ammettere di esserci fatti convincere dal commerciante, non abbiamo intenzione di spendere ulteriore denaro per un oggetto che ci ha deluso e rimaniamo come prima con qualche soldo in meno.

La calza elastica è come un occhiale !!

 

La Pressoterapia meglio sarebbe chiamarla compressoterapia perché si fonda sul principio di comprimere l'arto circolarmente cedendo allo stesso una forza, della stessa direzione ma di verso opposto a quella che fa fuoriuscire liquidi dai capillari o che si somma a quella che fa rientrare liquidi dall'interstizio verso il lato venulare del capillare; inoltre tale forza si assomma a quelle che fanno rientrare i liquidi nei capillari linfatici (la seconda via di ritorno al cuore di liquidi, proteine e cellule presenti nell'interstizio). Tale forza inoltre si somma a quelle del ritorno venoso, svuotando le vene e facilitando una velocizzazione del flusso venoso e una risoluzione del ristagno di sangue nelle vene insufficienti.

La pressoterapia rimuove temporaneamente ( il tempo della durata della seduta + un benefico effetto di circa due giorni ) la stasi periferica di sangue, la ritenzione interstiziale di liquidi ma anche di quelle proteine che, fuoriuscite dai capillari nell'interstizio, tendono lì a organizzarsi in  macromolecole così grandi da non poter rientrare nei vasi linfatici e venosi.

Danno questo gravissimo perché l'interstizio intercellulare si “arricchisce” di una componente innaturale con capacità idrofila (cioè queste macromolecole proteiche neoformate e non più eliminabili hanno la capacità di trattenere acqua sostenendo poi un edema cronico, non corregibile, dell'interstizio). Questo è il primo momento patogenetico della panniculopatia fibroedematosclerotica altrimenti detta cellulite .

 

La pressoterapia è un presidio utile, maneggevole, anche autogestibile da parte del paziente che può utilizzarlo anche in casa, negli orari che gli sono più comodi riuscendo così a realizzare una continuità terapeutica altrimenti molto più problematica.

 

Una seduta di 20-30 minuti a giorni alterni, con  pressioni di esercizio adeguate al problema del singolo paziente che il vostro flebologo potrà consigliarvi,  costituisce una ottima prevenzione dei danni da insufficienza del ritorno veno/linfatico e una ottima terapia della medesima condizione.

 

A condizione di non eccedere né nella durata, né della frequenza, né nei valori pressori per molti motivi ma alle signore ne do' uno ottimo: possono aumentare i capillari.

 

E che dire del  Linfodrenaggio ?  Una metodica fisioterapica manuale estremamente utile per realizzare risultati analoghi a quelli perseguiti con la pressoterapia; più selettiva perché finalizzata alla vivacizzazione del circolo linfatico, meno traumatica per le basse pressioni utilizzate e per la precisa localizzazione delle manipolazioni, più scomoda perché deve essere somministrata dal fisioterapista o al vostro domicilio o presso il suo ambulatorio, più costosa per ovvi motivi.

Ottima per chi se lo può permettere in modo continuativo. Se invece la fate per due mesi e poi per vari motivi non fate più nulla allora è meglio organizzarsi con una corretta pressoterapia

 

Laser  indica un fascio di luce ove i raggi luminosi sono stati artificialmente resi paralleli al fine di concentrare l'energia elettromagnetica delle varie frequenze del visibile e non su una piccola superfice; in tal modo è possibile cedere alla medesima piccola superfice una notevole quantità di energia che per quel tessuto può rappresentare un presidio terapeutico. Spesso laser è il nome dato a qualunque diavoleria che in modo soft faccia miracoli; non è proprio così.

In  flebologia si utilizzano tre tipi di laser:

 

1° per via endovasale tende ad indurre una infiammazione da energia fisica delle pareti così come la scleroterapia tende ad indurre una infiammazione chimica.

 

2° per via transcutanea, sfruttando l'assorbimento dello spettro del rosso e infrarosso  da parte dell'emoglobina del sangue presente nelle vene, concentra l'energia delle radiazioni elettromagnetiche dello spettro specifico all'interno delle venule dilatate detti capillari . Più sangue c'è più energia viene assorbita in quella regione maggiori i “danni” terapeutici prodotti da quell'energia che si distribuisce ai globuli rossi e alle strutture viciniori come le pareti del vaso. Da preferire NiYag 1064nm

 

3° per via sottocutanea con sottili sonde che penetrano la cute come un piccolo ago e che scorrono parallelamente al piano cutaneo liberando energia. Da preferire 801 nm

Sulla base di questo razionale quei vasi così piccoli e/o così numerosi da non poter essere trattati con la scleroterapia, possono essere trattati da mani esperte con il Laser.

Dico da mani esperte perchè l'assorbimento della luce cambia con il colore e le caratteristiche della cute e anche con le varie regioni del corpo; inoltre esiste sempre una variabile risposta individuale; quindi se le mani non sono davvero esperte e prudenti, l'ecceso di energia lascera' sgradevoli esiti perlomeno estetici. 

 

In questo nostro sempliciotto sorvolo della flebologia ci resta di parlare delle soluzioni chirurgiche; quelle soluzioni che come pazienti spesso vorremmo evitare perchè allora il nostro caso non è così grave; che vorremmo evitare per timore del dolore; che vorremmo evitare perché pensiamo che interferiranno con le nostre ordinarie occupazioni;  purtroppo però qualche volta solo la chirurgia e in particolare una sapiente flebochirurgia risolverà il nostro problema e preverrà l'evoluzione, il peggioramento, le ulcere, le flebortombosi, l'invalidità da varici.

 

Cardine della soluzione chirurgica è la legatura e conseguente esclusione dal circolo delle vene varicose dilatate ma ancor più sede di reflusso perché con  valvole venose incontinenti e/o danneggiate.

Inoltre risulta spesso opportuno asportare totalmente la vena varicosa per interrompere le numerose comunicazioni della stessa con altre vene sia sane ,e quindi predestinate a danneggiarsi anch'esse, sia danneggiate e quindi inutili o potenzialmente dannose.

 

La Crossectomia  (legatura della Crosse della Grande Safena allo sbocco in femorale e la non legatura delle numerose vene afferenti alla femorale allo stesso livello+ asportazione della grande safena in tutto il suo decorso ) costituisce l'intervento più  moderno, condiviso e classico oggi praticato.

Sappia il paziente che esistono anche Vene safene accessorie che potrebbero appalesarsi a distanza di anni.

 

La patologia della vena Piccola Safena è oggi affrontata in modo conservativo; laddove è possibile ci si limita alla legatura della stessa a livello della confluenza in poplitea o femorale : la Crosse (molte varianti anatomiche) perché lo stripping della stessa non sempre trova indicazioni o da risultati migliori; talvolta può riservare esiti non soddisfacenti

 

Legatura delle perforanti, segnalate dal mapping preoperatorio realizzato con Doppler o meglio con EcoDoppler, è l'altro intervento frequentemente praticato e di impatto risolutivo, a condizione di ben preparare l'arto prima dell'intervento. In mani esperte prima di giungere all'atto chirurgico si può preticare con buone probabilità di successo la TRAP e se questa non bastasse, dopo la Scleroterapia.

 

Che dire delle flebectomie?

L'asportazione con microincisioni di tratti ,spesso strappati in modo incompleto di vene di piccolo calibro, costituisce l'essenza della flebectomia.

A mio avviso è un intervento privo di anatomia chirurgica e sempre a mio avviso non è un intervento chirurgico; l'ha inventato un dermatologo, lo fanno tutti anche chi non ha ricevuto formazione chirurgica, lascia spessissimo iperpigmentazioni (macchie) marroncine, elimina solo parte delle varici visibili per trasparenza della cute.

 

Che devo dire che costa molto di più e da molto di meno di una buona TRAP o di una buona scleroterapia?

Onestamente trovo che la vera indicazione alla flebectomia sia non frequente  e in questo caso la deve realizzare un flebochirurgo esperto.  

 

 

CONSIDERAZIONI SU ALCUNE PATOLOGIE DELICATE

 

Del varicocele maschile ci si accorge solo toccandosi o per il senso di peso, di dolenzia. Ricordate che non c'è correlazione tra il grado del varicocele e la sofferenza della linea germinale degli spermatozoi. Ci sono grossi e vecchi varicoceli che non intaccano la fertilità e forme clinicamente iniziali con pochi gavoccioli, magari asintomatici nelle quali l'esame dello sperma dimostra già riduzione del numero, della motilità e  della sopravvivenza degli spermatozoi. Se non riuscite ad avere figli escludete per prima cosa il reflusso del plesso pampiniforme con un esame Doppler, e fate l'esame del liquido spermatico. Escluderete o affronterete subito un problema che facilmente per assenza di dolore e di sintomi, per resistenze psicologiche, per rinvii a diverso titolo, viene scoperto spesso tardi quando l'intervento risulta tardivo e inefficace nel ripristinare una spermioistogenesi efficace.

 

A questo riguardo vi consiglio di effettuare l'intervento classico con legatura della vena spermatica in addome o per via laparoscopica o per via classica a cielo aperto nei casi in cui al varicocele si associa una sofferenza della linea germinale. La scleroembolizzazione per via endovascolare andrebbe riservata alle forme senza sofferenza della linea germinale.

 

Il varicocele pelvico femminile pone problemi di trattamento che vanno rapportati alla entità della sintomatologia. L'approccio deve essere ad escalation, partendo dalle soluzioni più semplici ed incrementando la complessità degli atti terapeutici fino a concretizzare un soddisfacente miglioramento clinico. Si parte dai veno protettori, ultimo presidio l'intervento magari per via laparoscopica in mani esperte ( cioè le mani di chirurghi che hanno già effettuato con successo clinico decretato dal paziente numerosi di questi interventi).

 

Le emorroidi sono la patologia venosa più dolorosa, imbarazzante, logorante fino al giorno in cui il paziente stremato decide di sottoporsi a trattamento. Emorroidi di I e II grado possono essere trattate con tanti tipi di terapie; personalmente consiglieremmo la TRAP e in alcuni casi la Scleroterapia ma anche la Crio. Per il III e IV grado è opportuna la soluzione chirurgica. Se poi ha scelto il terapeuta giusto dopo dice “se l'avessi saputo prima mi sarei operato già (n° di anni) fa. Sono rinato. Fatelo anche voi. L'intervento medico o chirurgico è nulla rispetto a quello che avete passato e che avreste continuato a soffrire. Ma ricordate: tecniche collaudate in mani esperte.

 

Capillari = TRAP, Laser 1064 transdermico, Laser 801 sottocutaneo, Scleroterapia (non tromboterapia). Non dico altro

 

Coouperose= Laser in mani espertissime